L'agricoltura, come molte altre attività "all'aperto" era, ed è tutt'ora, soggetta alle avversità metereologiche. Cosi la tradizione contadina del passato voleva che per scongiurare la malasorte venissero fatti dei riti propiziatori, come i fuochi magici: i "Lom a Mêrz" (i lumi di marzo). L'accensione di falò propiziatori intendeva celebrare l'arrivo della primavera e invocare un'annata favorevole per il raccolto nei campi, ricacciando il freddo e il rigore dell'inverno. II suo significato era quello d'incoraggiare e salutare l'arrivo della bella stagione, bruciando i rami secchi e i resti delle potature.
Per questa occasione, negli ultimi tre giorni di febbraio e nei primi tre di marzo, ci si radunava nelle aie, si intonavano canti e si danzava intorno ai fuochi (al fugarèn), mangiando, bevendo e soprattutto divertendosi. L'Associazione "Il Lavoro dei Contadini" dall'ormai lontano 2000, ha cercato di tracciare un nuovo solco con i Lumi di Marzo, con rinnovati obiettivi che intendono essere un invito per mettersi in viaggio in queste terre di Romagna, nelle quali si trova ancora un amore per il cibo tipico, sano, dove si possono ritrovare e condividere le tradizioni, usanze, cultura contadina e valori della coltura contadina.
LA 25° EDIZIONE DEI LUMI DI MARZO
Dopo il tramonto, l'accensione dei fuochi nelle aie delle case di campagna in vari Comuni dell'Emilia Romagna.
Il programma prevede oltre quaranta eventi, durante le giornate dedicate ai Fuochi, che si svolgeranno nelle aie di aziende agricole, agrituristiche e in ristoranti e altri luoghi della cultura rurale in diversi Comuni dell'Emilia Romagna. Il tema scelto per questa venticinquesima edizione, "A scuola attraverso i campi" ha come obiettivo il cercare di dare una visione su come e quale fosse la vita del bambino contadino, vissuto tra la fine dell'Ottocento e l'inizio del
Novecento e il suo rapporto con scuola, attraverso un'analisi dell'ordinamento scolastico di quell'epoca, la visione degli archivi scolastici e i racconti dei protagonisti.
Le prime scuole rurali nascono presso le parrocchie oppure promosse da alcune associazioni benefiche; ed è solo nel 1923 che lo Stato italiano istituisce le prime scuole rurali, che nel giro di poco tempo saranno quasi 10.000. I figli dei contadini avevano certamente difficoltà di apprendimento scolastico per vari motivazioni: scarsa stimolazione da parte del contesto familiare, costretti a percorrere a piedi lunghe distanze prima di raggiungere la sede scolastica, dove arrivavano già stanchi, dove l'andamento climatico condizionava pesantemente la frequenza. Molto si è scritto sulle difficoltà che gli insegnanti dovevano superare e da tali testi emerge come gli edifici fossero privi di riscaldamento, dispersi in zone molto difficili da raggiungere. Spesso la didattica si scontrava con la difficoltà di apprendimento dei bambini, quasi sempre erroneamente imputata a una loro limitata intelligenza.
In realtà, il bambino di età compresa tra i 6 e i 10 anni, spesso aveva già vissuto diverse esperienze dirette che lo rendevano più maturo e consapevole rispetto ai suoi coetanei di ambito urbano. Ne sono prova i giudizi espressi dai docenti e trascritti sui registri scolastici. Sono ritratti di scolari che meravigliano per il senso del dovere, l'ordine, la pulizia personale, valori imparati nell'ambito familiare e nello svolgimento di diversi e pesanti lavori manuali in campagna. Si crea una sorta di incomunicabilità tra insegnante e studente su conoscenze al contrario già ben note ai piccoli scolari rurali in quanto stratificate nell'ambito familiare, facilitate e apprese attraverso la pratica sul campo e gli insegnamenti di nonni, genitori e fratelli maggiori. Questi bambini contadini conoscono i cambiamenti del clima e l'alternarsi delle stagioni, con i temi da sempre legati all'uomo ed essenziali alla sua sopravvivenza: la vita e la morte, la procreazione, la nascita di un animale, l'attesa che dal seme germogli il fiore e maturi il frutto, i tempi della raccolta.
Questa iniziativa, anche attraverso una mostra e un convegno dedicato, intende tracciare il profilo del bambino contadino prima durante e dopo l'istituzione della Scuola rurale, come stimolo di riflessione a chi si occupa delle attuali programmazioni didattiche che intendono mettere in campo, per tutti gli studenti di ogni ordine e grado, come ulteriore spazio educativo l'ambiente rurale, la necessità non più rinviabile di ripristinare una corretta armonia tra uomo e ambiente, tra mondo urbano e mondo rurale, per favorire cosi aali studenti una maagiore conoscenza necessaria per pensare ad un futuro sostenibile.