Conferenza a cura di Fernando Mazzocca
Tra la seconda metà del Settecento, l'era della Rivoluzione industriale e della Rivoluzione francese e l'età napoleonica, l'immagine dell'artista subisce una profonda trasformazione anche per il radicale cambiamento del suo ruolo nella società, legato al raggiungimento di una nuova consapevolezza.
Reynolds e Mengs, pittori e teorici, si sono autoritratti in diverse occasioni, componendo una sorta di autobiografia, celebrando se stessi e il proprio ruolo pubblico. Gli interpreti del sublime, come Zoffany, Fussli, Barry e Romney, hanno invece scavato nel profondo della propria psiche, rivelando il proprio tormento e dipingendo autoritratti molto estrosi anche dal punto di vista iconografico. I grandi scultori che hanno rivoluzionato i procedimenti della loro arte, come Canova e Thorvaldsen, si sono rappresentati in una dimensione eroica non lontana dalla divinizzazione, corrispondente al culto allora celebrato nei loro confronti.
L'autoritratto d'artista si afferma poi in forme sempre più sorprendenti, sino ad arrivare al genio irregolare di Goya che, inserendo le proprie sembianze nei suoi dipinti e autoritraendosi nei momenti più difficili della propria vita, ha rivelato non solo i tormenti dell'artista, ma anche quelli dell'uomo.
La conferenza è stata organizzata in collaborazione con la mostra di Forlì "Il ritratto dell'artista"
https://mostremuseisandomenico.it/archivio-mostre/2024-2029/il-ritratto-dellartista/
Ingresso con il biglietto del Museo, gratuito per i possessori della “Carta Milzetti”.